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07. Trail del patriarca

Se dalle nostre mani dovesse uscire il racconto ideale, di un inizio stagione “perfetto” di sicuro questo, non supererebbe la realtà. Domenica, al trail del Patriarca , per tutti è stata una giornata perfetta. Tutto inizia con una levataccia mattutina, il mondo decide di passare all’ora legale e noi, che ultimamente viviamo in simbiosi con la natura lo sentiamo. Molto più di altri forse. Già durante il tragitto in macchina verso Cordignano, si intuisce che sarà una giornata spettacolare. Cielo terso, temperatura primaverile e il bosco del cansiglio davanti a noi fanno da splendida cornice. In macchina l’entusiasmo è palpabile, solo Alex ha un po’ più sonno degli altri.
Arrivati alla partenza ritiriamo i pettorali, gran sorpresa quando vediamo il nostro “mentore” Fabio Granzotto, ci salutiamo, due parole veloci e poi dritti a cambiarsi.
A conti fatti alla partenza eravamo circa 1300, di cui “solo”, si fa per dire 600, per la lunga.

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Fabio ci consiglia di partire davanti perché, quando imboccheremo il single trak saremo meno imbottigliati, fatto sta che allo start perdiamo quasi immediatamente contatto con la testa della corsa. I primi imprimono un ritmo molto alto, e già dai primi metri.

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Fortuna vuole che gli allenamenti fatti fin ora ci abbiano insegnato a muoverci bene quando la strada diventa tecnica, infatti i primi 10km di salita sono sempre in sorpasso, sopratutto per Cristian che rimonta incredibilmente fino a toccare la top. 20, sembra un camoscio, Stefano e Alex sono poco più indietro, ma tra i tre non più di una manciata di secondi, forse minuti.

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La gara prende una piega “insolita” dalla meta. Forse il percorso segnato meno, o la stanchezza che annebbia la vista, beh, fatto sta che Cristian si perde, e subito a ruota Stefano lo segue. Alex invece percorre il tracciato giusto. Non mancherà poi di decantare la sua vista da “falco” e le sue doti da perfetto navigatore. La numerosa gente sul percorso fa rendere conto ai due di aver sbagliato e seppur perdendo qualche secondo riescono a tornare sul percorso esatto. Passa qualche km di sali e scendi nella magnifica foresta di latifoglie del Cansiglio che di nuovo i due si perdono, sembrano abbonati ai “fuori pista”, inutile dire invece che Alex non sbaglia. Tempo di rendersi conto un altra volta di aver sbagliato e di nuovo sul percorso esatto. Mancano 7/8 km e tutti di discesa.

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A tratti è molto tecnica e i discesisti qui danno il meglio di se, Cristian va bene Alex meglio, e recupera qualche posizione, Stefano invece ne perde. La gara finisce per tutti tra le 2 ore e le 2:11, abbiamo fatto 21 km esaltanti, ci siamo resi conto dei miglioramenti e sopratutto ci piace sempre di più correre in montagna. Il prossimo appuntamento sarà al Trail dei Brac ( http://www.gsvalsana.org/trail_brac.html ). ll 12 aprile. Come diciamo sempre noi, “n’altra bea cotta!!!!”
Buone corse a tutti!!!!

06. Finalmente è primavera

E passato ormai un mese dal nostro ultimo aggiornamento. Le ultime parole scritte erano dedicate al “lungo” nelle Terre rosse. In questo periodo ci sono stati  interessanti sviluppi. Stefano ha finito il periodo di preparazione e potenziamento in palestra. Adesso potrà dedicarsi finalmente alla corsa con più metodo. Il ginocchio sembra tornato a posto. Alex conclude il periodo invernale con la visita sportiva. Il medico dice che è tutto ok. A dire il vero anche gli altri se ne sono accorti, adesso pesa qualche chilo in meno, e a quanto sostiene se ne accorge, sopratutto correndo in salita. Christian sente la primavera. La sente davvero tanto. Per lui è il momento di mettere le tanto attese braghe corte. Le indossa già da qualche giorno e sembra che questo sia sufficiente a conferirgli un ottimismo straordinario.

Il coach in  base ai nostri recenti feedback ha deciso di diversificare gli allenamenti. Christian lavorerà sopratutto per migliorare la velocità, non ne è molto felice perchè dovrà staccarsi dalle sue amate colline e dedicarsi all’odiato asfalto. Alex sembra sia carente nella potenza, infatti per lui la palestra continua e sopratutto tante ripetute in salita. Stefano invece si dedicherà a migliorare la resistenza, per lui quindi corsa di bassa intensità ma di gran lunghezza.

Si conclude quindi un periodo, quello invernale, che è stato affrontato con una preparazione di gruppo. Adesso con la primavera dovremmo allenarci un pò di più in solitaria. Ci sarà comunque modo di trovarci e confrontarci, sopratutto nelle gare. Già da domenica prossima infatti saremo impegnati in gara, partecipiamo al “Trail del Patriarca”  http://traildelpatriarca.jimdo.com/ 21 km e 1000m di dislivello, da fare tutti d’un fiato….

Buona primavera!!!!!

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05. Step by step

Dopo una settimana passata ad allenarci da soli, finalmente una corsa tutti assieme. Alex propone il Montello. “La terre rosse” 43 km e 1300m di dislivello… Ce la faremo?

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Abbigliamento tecnico. Cibo. E adrenalina. Tanta adrenalina. E’ il nostro secondo lungo e visto com’è andato il primo siamo gasatissimi. Anche il meteo è con noi. Si parte. Per i primi chilometri tutto bene. Stefano è convinto. Come sempre del resto. Ha un piccolo problemino d’ego che lo spinge a fare tutto al massimo. A volte questo paga, a volte no. Oggi è il giorno in cui non paga. Christian procede costante, molto equilibrato. Anche Alex c’è. Anzi lui forse più di tutti. Ha le scarpe nuove: le “anakonda”. E vanesio com’è continua a decantare il suo acquisto superlativo. Il nome della scarpa lo ispira e siccome non gli manca il fiato, continua a sibilare. Insostenibile. Peggio di una femmina. Ma gli vogliamo bene e sopportiamo. Anche perché durerà poco. Ci aspettavamo un percorso di fango, invece terreno ghiacciato a tratti ma nulla di impossibile. Soprattutto per le scarpe di Alex, ovviamente. Sbagliamo strada e questo ci costa qualche chilometro in più e un po’ di nervosismo. Nulla di grave se non per gli “insulti” che si becca Alex, il nostro navigatore. Poco male, presto ritroviamo il percorso e problema risolto. Tutto procede comunque bene.

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Per la prima parte nessun problema, tutto come sempre. A metà decidiamo di mangiare qualcosa. Lo facciamo per prevenire la crisi. Così ci ha consigliato il coach. Cambia poco perché dal trentesimo inizia. Succede all’improvviso. Quasi come si fosse spento un interruttore.  Gambe pesanti, cuore che pompa, testa che parte. Un improvviso crollo generale. Tutto diventa difficile. Faticoso. Nessuno parla più. È dura. Decisamente. Christian dei tre è quello che accusa meno, continua come fosse una passeggiata ci dice. Per lui sono zone di casa, vedere i boscaioli a lavoro, altra gente che corre e un sacco di persone a passeggio gli fanno ricordare che tutto questo è puro divertimento.

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Stefano e Alex, in difficoltà, iniziano ad affidarsi al gruppo. E’ in momenti come questi che esce la nostra forte unione. Appena uno cede trova conforto nell’altro. Oggi è stata così. Non servono le parole. Non abbiamo fiato per confrontarci ma  basta un colpo d’occhio per capirlo. Gli ultimi chilometri sono decisamente i più tosti, ma riusciamo a concludere il giro. Lo facciamo aspettandoci alla fine. Come sempre. Abbraccio di rito e un pensiero comune: più che una prova fisica, questa volta, è stata una prova nervosa. Stefano ha ridimensionato, decisamente, l’approccio e forse un pò il suo ego, che male sicuramente non fa.

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Gare di questo tipo, si preparano chilometro dopo chilometro. Concedendo al proprio corpo il tempo di assimilare i chilometri ed i dislivelli. Il resto lo fa la testa! 

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04. I test

Per questa settimana il coach prevede, fra i vari allenamenti, anche un allenamento tecnico. Ci spiega: 4000 mt, 3×1000 mt, 3000 mt, in piana. Aggiunge però che non dobbiamo buttarla in sfida. Dobbiamo seguire con attenzione le sue indicazione e raccogliere i dati. Gli servono per analizzarli. L’allenamento tecnico è noioso. Diciamolo. Ripetute, ripetute e ancora ripetute. Ma se questa è la parte noiosa, la parte difficile sarà non buttarla in sfida. Eh sì. Perché quando sei lì,  gambe, cuore e fiato rispondono e senti il tuo compagno in parte. Uguale a te. E tu ne hai ancora,  è difficile resistere alla tentazione di aumentare. Allora aumenti. E stai sicuro che anche lui lo farà. E tu non mollerai. A quel punto è già sfida! Oggi nulla di tutto questo. Allenamento tecnico per raccolta dati. Quello che il coach definisce test. Un pò noioso ma tocca. Alex il gentile c’è. Stefano il misantropo è nervoso e Christian il misterioso tranquillo. Partiamo. Il test procede bene. Nessuna sfida se non un accenno subito stroncato da Christian. Procediamo con l’allenamento secondo le indicazioni del coach.  Raccogliamo i dati.Test finito. Ora rimaniamo in attesa delle valutazioni. Il bello è quando ci sentiamo dire: bravi ragazzi, siete migliorati. Continuate così. Speriamo succeda anche questa volta. Non ci resta che aspettare. Nel frattempo una birra e già pronti per la prossima.

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03. La parola al coach

Molti programmi finalizzati alla preparazione degli ultratrail spesso non considerano alcuni aspetti, a mio avviso fondamentali, focalizzando l’attenzione unicamente sull’allenamento tecnico specifico della corsa.

L’ambiente natuale tipico dei  trail  aggiunge ulteriori condizioni di “handicap” per la corsa. La difficoltà dei percorsi, i continui e spesso imprevedibili cambi di appoggio,  l’alimentazione, il trasporto dello zaino, le calzature, ecc. condizionano in modo rilevante il gesto atletico e tecnico del runner, influenzando  posture e assetti podalici. Le varianti di appoggio e le percentuali di pendenza coinvolgono in maniera completa  distretti anatomici normalmente non sollecitati dalla corsa su strada. Tutto questo comporta un maggior grado di traumaticità del gesto a livello articolare (soprattutto dell’arto inferiore) che interessa legamenti, tendini, distretti muscolari.

Ecco che  aspetti quali la stabilità, l’equilibrio, il controllo e l’efficienza dell’apparato propriocettivo divengono, al fine di limitare al massimo infortuni e lesioni, cruciali nella preparazione ai trails.

Sessione di tecnica nei boschi di Cornuda

Sessione di tecnica nei boschi di Cornuda

Da tutto questo la mia scelta, condivisa con i ragazzi, di curare  in questa prima fase di preparazione, la componente funzionale che consente in allenamento di creare le basi non solo per incrementare il livello prestativo, ma anche e soprattutto, per rendere meno traumatica e logorante l’attività dell’ultratrailer. In tutti i movimenti che si eseguono, ogni “anello” della catena cinetica si muove in maniera sequenziale per produrre movimento. Se uno di questi “anelli” risulta debole, l’intero gesto motorio ne risente, con conseguenze di efficienza prestativa e preventiva ed è per questo che é fondamentale anche un lavoro di tipo compensativo.

Come indicato da T. Bompa, bisogna “allenare i movimenti, non i singoli muscoli“.

Alcuni strumenti utilizzati in questa fase di preparazione:

– esercizi di tecnica e andature per migliorare sensibilità e forza di piedi e caviglie

– tavolette per esercizi propriocettivi

– esercizi di mobilità articolare

– esercizi funzionali con carico

E come dico sempre: “il RECUPERO e il RIPOSO sono parti integranti di un programma di allenamento!!!!”.

 

Stefano Favaro, il coach.

 

02. Il primo lungo

Oggi ci attende il lungo. In realtà non un lungo semplice. Oggi ci attende il lungo del lungo. Trenta chilometri di distanza per 1.500 mt di dislivello. Mai fatto prima. Il coach ci ritiene pronti e noi speriamo di non deluderlo. Siamo carichi. Emozionati. Un po’ tesi. Christian sceglie per noi il percorso.

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Partenza dalla Monfenera, direzione Cima Grappa. Tratto iniziale su asfalto, dopo qualche chilometro si prosegue per il sentiero 212 verso cima Mandria e su, sempre più su, fino al Monte Grappa.

Sono le otto. Non è freddo. E’ l’umidità che si fa sentire. Ti penetra dentro le ossa. E’ fastidiosa. Il vento leggero. Sopra sarà sicuramente peggio. Partiamo.

Si comincia con un tratto di asfalto, quello che i ciclisti cavalcano da Pederobba in direzione Cima Grappa, e che ci porta verso il sentiero 212. Per ora tutto ok. Sempre carichi. Tanto carichi. Arriviamo al sentiero. Seguendolo dovremmo arrivare nei pressi di cima Mandria (1482 mt.). Si, dovremmo! Perchè forse nemmeno Cristian ne è tanto sicuro. Passano pochi minuti e la pendenza inizia a farsi sentire. Inizia il bosco. Magico scenario. Con il bosco, però, la pendenza si fa importante e comincia a pesare sulle gambe. Un continuo susseguirsi di scalini e single track troppo impervi per correre.

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Non importa. Li facciamo camminando. Camminiamo ma non molliamo. Lenti, costanti, passo dopo passo. Procediamo e arriviamo a metà del sentiero. A quel punto una straordinaria, inaspettata sorpresa: le trincee. Un continuo groviglio di cunicoli scavati a mano dai soldati. Assolutamente intatti a distanza di cento anni. L’emozione per la sorpresa ci fa dimenticare per un attimo la fatica. Ci regala un sorriso e ci ricorda quello che stiamo facendo insieme. Siamo ancora più carichi. Dopo quasi 2 ore arriviamo al termine del sentiero. Sotto i nostri piedi il monte Palon. Qui il vento si fa più insistente, pungente. Si insinua dentro i cunicoli delle trincee e sembra quasi farle gridare. A tratti lo scenario è inquietante. La nebbia certamente non aiuta. Ma procediamo sempre e finalmente, eccola qua, Cima Mandria. Splendida. Suggestiva.

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La nebbia si è diradata e la cima sembra lì ad attenderci per darci il suo benvenuto offrirci il tempo per un veloce approvvigionamento. Raggiunta Cima Mandria, procediamo lungo il sentiero 152. La salita ci abbandona. Si corre facile. Un bellissimo saliscendi costeggia tutta la cresta sud del Grappa.

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Le gambe sono buone, il cuore sotto controllo, lo scenario fantastico e noi procediamo. Arriviamo a Pian di Bala. Qui non siamo soli. I gruppi di persone che fanno trekking domenicale sono numerosi. Ci si saluta seppur sconosciuti. Bello. Non succede mai camminando per strada. Chissà perchè!?

A Pian dea Bala siamo a 1.381 mt di altitudine. Primo obbiettivo raggiunto. Siamo fuori ormai da tre ore e tutto procede per il meglio. Le indicazioni del coach sono state fondamentali. E ora ne abbiamo ancora per raggiungere cima Grappa. La soddisfazione è grande.

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Dopo mezzora siamo sulla vetta. Il sentiero non era semplice. Con grande sorpresa nostra la difficoltà dipendeva questa volta non dalle pendenze ma dal ghiaccio. Interi tratti di sentiero erano ghiacciati. Difficile mantenere l’equilibrio. Nessun caduto però all’appello. Giunti al rifugio nessuna pausa. Appena il tempo di indossare l’antivento e poi subito pronti per scendere. Ed ecco, a questo punto, la fatica. La corsa si fa pesante. Dieci chilometri in più rispetto ai venti ai quali siamo abituati sembrano ora infiniti. E’ il pensiero di tutti e tre. Lo sappiamo bene anche se nessuno parla. Basta guardarsi negli occhi per capirlo. Ma la voglia di terminare l’allenamento è troppa. Il desiderio di raggiungere l’obbiettivo pompa adrenalina. Il meteo non concede indugi. Il vento aumenta e scendendo ritroviamo la nebbia che, ora, forse per la stanchezza, sembra ancor più fitta.

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La discesa è lunga. A momenti sembra impossibile averla percorsa in salita. Ma continuiamo. Pesanti. Stanchi. Ma determinati. Ed il pensiero a quel punto torna al coach. I suoi consigli. Procediamo e dopo cinque ore e mezza siamo finalmente fuori dal sentiero. Un sorriso spontaneo esplode in noi. Siamo fuori dal bosco. La cima è ora, veramente lontana. Di nuovo l’asfalto. Agognato e, ora, tanto amato asfalto. Ci siamo quasi. Manca poco alla fine. Gli ultimi chilometri sono difficilissimi. Pesanti. Ma non molleremo di certo ora. Finalmente la macchina. Gioia infinita. 31,58 km, 2278 mt di dislivello, 6 ore. Obbiettivo raggiunto. Grazie coach.

01. L’inizio

Tutto inizia due mesi fà, era una soleggiata domenica mattina d’autunno, e stavamo correndo sulle nostre colline quando un mix perfetto di fatica, endorfine e paesaggi mozzafiato, ci fece prendere la decisione che da quel momento e per i prossimi 20 mesi, condizionerà il nostro tempo libero. In quel momento nacque 0-169.

Da prima guidati da un’incontenibile entusiasmo, non abbiamo valutato tutte le difficoltà, il materiale tecnico e il tempo che avremmo dovuto dedicarvi, ma abbiamo preso la palla al balzo e accettato questa nuova avventura.

Ma andiamo per ordine; il primo passo essenziale è stato quello di trovare i collaboratori, si perché chi sa preparare una gara del genere?! Abbiamo optato per affiancarci a Stefano Favaro, preparatore con il quale avevamo già lavorato in passato, beh, detto fatto, anche lui è diventato parte protagonista del 0-169. Secondo passo importante è stato quello di seguire i consigli di un atleta che già avesse gareggiato sulla distanza e che potesse aiutarci e consigliarci. Anche in questo caso la scelta è ricaduta abbastanza rapidamente su Fabio Granzotto, compagno di molti allenamenti in passato, e sicuramente uomo di esperienza in campo.

Fatta la squadra mancava solo il momento giusto per iniziare, e il momento giusto sembra essere proprio questo. Da oggi e per i prossimi mesi useremo questo blog per aggiornarvi, condividere e raccontare tutto il nostro percorso.

Buona lettura.

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